Pagina:Petruccelli - I moribondi.djvu/111

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Garibaldi lo fece prodittatore a Palermo. Il Parlamento piemontese io aveva nominato vice-presidente. Lo si sa come capace amministratore, ma, manca completamente di audacia politica. Egli ha barcamenato, louvoyè, tra Cavour, Ratazzi, Garibaldi, oggi all’uno, domani all’altro, sempre per sè — perchè egli si sente l’animo di tenere redini di governo. Ne ha egli il tatto? In Sicilia ebbe il malo istinto di caldeggiare per l’annessione, desiderata a Torino come un’audacia politica, quando l’annessione non tornava graditissima a Garibaldi ed al partito radicale, quando l’annessione poteva essere fatale all’Italia — vale a dire, quando Francesco II era ancora sul trono di Napoli e quando Garibaldi non aveva ancora guadagnato la battaglia del Volturilo: Garibaldi non divise le idee di Depretis, in opposizione con Crispi, e ne accettò la demissione che andò ad offrirgli poscia a Caserta. A Torino il generale e Depretis si ravvicinarono, forse utilmente, perchè l’uomo politico temperò la foga intempestiva del lione di Caprera.

Ora Depretis si democratizza di più in più, onde assicurarsi la simpatia di taluni membri che ilotteggiano ancora tra il centro e l’estrema sinistra. Ed è presidente delle riunioni della sinistra, cui governerebbe abilmente se la fosse governabile. Egli è uomo d’ingegno. Parla giusto, ma senza scintillìo, forte su i precedenti parlamentari, sul dritto, sulla tattica dei partiti, conoscente a fondo gli affari. Depretis è un deputato utile, un capo dubbioso ed indeciso nelle grandi battaglie. I dettagli gli oscurano la vista delle grandi linee. Uomo di