Pagina:Petruccelli - I moribondi.djvu/82

Da Wikisource.

— 78 —

Spirito facile, ma moderato e flessibile, Peruzzi ha traversate tutte le tempeste della rivoluzione italiana senza mai dare in secco nè correr fortuna. Egli è una specialità distintissima, non un uomo politico. Ha nelle sue mani un istrumento potente, di cui si serve con circospezione, non negli uomini ma nella cosa — voglio dire il portafogli dei pubblici lavori. Ha paura della foga americana, non del puff degli Americani. Preferisce i sistemi misti, le compagnie ajutate, sovvenzionate, o assicurate dallo Stato. La necessità e gli errori lo hanno ridotto al lavoro diretto dello Stato stesso. Lo abbiamo veduto per un pezzo parlare, cercare, promettere — e lo ingegno pronto e la franchezza del promettere mai non gli fallano — poi agire. Ma qui comincian le dolenti note.

Peruzzi partorì di un colpo, la concessione di tutta la rete ferroviaria dell’Italia centrale e meridionale — ed altro ancora. Egli non ismentì punto la sua mirabile facilità nel negoziato degli affari. Ma egli ha completamente fallito — fiasco su tutta la linea! Egli ebbe cattiva fortuna. Egli ha sciupato i danari dello Stato con una prodigalità furiosa — ma giammai ministro non produsse risultati più minimi — relativamente, ben inteso, alla larghezza delle promesse ed all’altezza delle aspettative. Tutte le Compagnie con le quali trattò, a delle condizioni ruinose per far presto, ed aveva ragione di ciò volere, gli si sono spezzate fra le mani. La parola infedeltà ha ulcerato, a torto forse, il suo secretario generale. La sconfidenza nel successo accompagna ora, malgrado tutto,