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Piria, Ciccone, Imbriani, vale a dire il consumè dell’impotenza e dell’incapacità! De Sanctis ha pubblicato alcuni articoli di critica, che dicono commendevoli. Esordì alla Camera con un discorso abile, molto bene assaporato, ed applaudito sopra tutto dalla sinistra. Era una sposizione di motivi veramente liberale. Fu il solo suo discorso. Di poi, è stato infelicissimo e pretenzioso. E l’ultima volta, testè, che parlò, fece pietà. Si smarrì, perdè il filo dell’orazione mandata a memoria, bevve acqua zuccherata ad annegarvisi, prese fiato, si lamentò del cicalio della Camera, del muover delle carte, del vento, del ganimede che gli portava la bibita.... fu lagrimevole!

De Sanctis sa di politica quanto gli uscieri della Camera. Lo si era preso per dare nel Ministero un individuo di Napoli; e basta dire che lo propose Poerio. Si mostrò da prima attivo, fornito di buona volontà, avvegnachè debole — uomo infine da fare e da voler fare. Egli ha ingannato completamente, radicalmente ogni aspettativa. Il fuoco fatuo del suo debuto si è estinto miseramente nella confusione, nel disordine, nel ridicolo. Men che un commesso, egli ha brancolato nel vuoto; e quando ha voluto dar segno di vita, non ha fatto che offuscare i qualche sprazzi di luce dei suoi segretari generali, per gelosia o per intelligenza, non so. Fino a che il signor Quintino Sella tenne il timone del suo ministero, De Sanctis non dette nelle sirti melensamente. Dipoi, io non mi vidi mai miseria al di sotto di questa miseria, orgoglio al di sopra di questo orgoglio. Attaccato