Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/189

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fede ardente e della pugna, è entrata nel patrimonio della ragione universale, e niuna forza può radiarne una sillaba. Pio IX la sente, Pio IX se la vede torreggiare dinanzi sulla frontiera, ed interdetto ed annullato resta nei castelli di re Ferdinando come un paralitico che tocca le sue membra e non ha la facoltà di usarne. La repubblica romana è immortale: il papato è scomparso dalle piaghe dei popoli per subire la cristallizzazione storica; e le genti di Francia, l’Ungheria, l’Italia, la democrazia alemanna e la democrazia di tutto l’universo sono là per attestarlo. La coscienza umana si è emancipata. In Piemonte era allora ministro Vincenzo Gioberti. Il decreto della Costituente Romana aveva rovesciato l’idolo che egli aveva vagheggiato come riformatore d’Italia, e lo aveva rigettato tra i vecchi frusti delle utopie guelfe, dopo averlo per tanti secoli sperimentato sterile e tristo. Il Gioberti si sentì colto in flagrante delitto di lesa nazionalità. E perché gli uomini di lettere sono genus irritabile, egli progettò rovesciare la repubblica con le armi italiane. Delle soldatesche furono inviate alle frontiere sotto il comando di La Marmora, e si cominciò a trattare a Gaeta. Ma la scelleratezza dell’intrapresa ben presto scoverta, gli altri ministri piemontesi vi posero ostacolo, e destinarono le armi ad uso più nobile. Gioberti si dimise. Ed in effetti i cospiratori di Gaeta avevan forse bisogno dei soldati subalpini per ristorare le sorti del papa? Già la spedizione si concertava fra le quattro nazioni, già la repubblica era stata condannata. Si aspettava solo il momento opportuno per eseguire la sentenza. Ed il momento allora non era favorevole, perché la Costituente Francese non sembrava