Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/47

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in fanfaluche metafisiche qualche pagine triviali di pubblicista. Aveva opportunamente assunta la divisa di liberale, aveva vissuto povero e ritirato. Fu perciò creduto capo idoneo di un Comitato centrale che si formava in Napoli, e che doveva servire di mente e di cuore alla rivoluzione. Il sospetto sorse in vero in qualcuno, ma tosto fu soffocato, e si credette carità di patria non mettere la diffidenza nel consiglio stesso di Agramante. Bozzelli, d’intelletto volgare, di anima sterile e scettica, sapeva mentire come una cortigiana. Nato per essere commediante, ne aveva tutte le risorse, sino a mettere in evidenza con l’abilità dell’istrione le più meschine idee, le più vaporose frasi. Della scuola immorale e materialista dei dottrinari di Francia, informe caricatura di Guizot, ne parodiava l’intelligenza e la tristizia. Come lui preferiva le strade oblique in tutto: come lui non comprendeva che il passato ed il lato plastico della società. Per lui la libertà non aveva significato; l’avvenire non esisteva. Miope in politica, debole in dritto, arido in morale, ottuso nella coscienza, spregiudicato su tutti i principii, insensibile a tutte le sofferenze, profondamente egoista, scelleratamente gesuita, facile ad ogni genere di tentazioni, vuoto infine, comune, quest’uomo seppe sedurre con una mellifluità muliebre, seppe mascherarsi. Aveva nascosto il triviale dei suoi lavori scientifici sotto una veste alemanna nebulosa e fitta; celò la reità dei suoi disegni sotto le forme dell’entusiasmo, sotto l’evocazione del passato. La corazza di Baiardo coprì l’anima di Gano da Maganza. Fu creduto. L’effetto delle ombre, che tanto prestigio dà ai quadri di Rembrandt, riuscì anche a lui. Quell’aria di riservatezza, quel sussiego severo, quell’im-