Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/98

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culatori d’impieghi al re: e questi, lamentevolmente sclamando lui non valere più nulla, nulla potere più fare per esaudirli come il suo cuore desiderava, gli scatenava sull’impossente ministero e lo agghiadava. Eppure in questi attacchi di perfidie i nobili uomini non soccombettero. Nell’abbacinamento del momento, nel buio delle cagioni che rallentavano la progressione della rivoluzione, l’abilità di quel ministero fu calunniata: ma quindi a poco ragione intera gli fu resa e nome di patriottico ed italianissimo ne riportò. Ah! perchè vollero essi transigere con la reazione e tentare una riconciliazione impossibile!

26. Infine il giorno delle elezioni, ritardato sì lungamente, giunse, il popolo si recò ai comizii tutto quanto era: parte per compiere il mandato di elettori, parte per contemplare lo spettacolo imponente. Vi si recò cantando canzoni patriottiche. Ed era davvero commovente la solennità con cui una gente, per tanto tempo abbrutita, andava ad esercitare il primo atto di un cittadino. Tre parti degli elettori non sapevano nè leggere nè scrivere. Tutte le più malate ambizioni si scatenarono per ispeculare, ciascuna a suo profitto, coll’inabilità di quegli uomini. Ma un istinto maraviglioso, proprio delle anime vergini, li rese sordi alle piccole passioni, alle promesse, e fino alle intimidazioni, ed i nomi di cittadini generalmente liberi ed eccellenti uscirono dall’urna. Erano bastati tre mesi di libertà per distruggere le scorie che tanti anni di schiavitù avevano cumulate intorno all’anime di coloro: era bastato il trovarsi in contatto tanta massa di cittadini per compiere un grande atto di sovranità, perchè le ispirazioni generose li guadagnassero tutti. Eppure avvi ancora