Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/107

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— Insomma, voi siete gli organi della polizia.

— Voi ci offendete, l’abbate! Noi facciamo il cabotaggio del paradiso e punto di politica. Noi aspettiamo senza comprometterci. Noi fiutiamo su quale fetta di pane il burro è spalmato. Noi diciamo agli uni ed agli altri ciò che intendiamo per rischiararli. Noi suoniamo l’aria che ci puntano sulla nostra lanterna magica, — basti che la non sia l’aria d’una marseillaise troppo accentuata.

— Infine, voi siete... come direi io ciò?... degli osservatori piacevoli.

— Noi diamo del pane a delle migliaia di parasiti unti e bisunti come voi di un olio santo rancido, ser abbate, a delle migliaia di randagi sottratisi all’aratro ed alla zappa, che si addicono all’utile delizia di pregare per la gente che non ha alcun bisogno delle loro preghiere. Ecco tutto, sere abbate. Ci siamo capiti. Voi avete troppo spirito, per questo semplice posto di cassiere, ch’era stato domandato per voi. Fatevi vescovo o presidente degli Stati-Uniti. Voi deperite qui. Io non voglio dissipare un gran cittadino nelle umili funzioni di un osservatore gradevole.

— Allora, voi mi mandate via senza altro?

— Ma!

— E non mi accordate neppure ventiquattro ore per riflettere?

— Oh! eccovi là, signore abbate. Ci siamo, sclamò Don Lelio con tuono severo, alzandosi da sedere. Quando non si rigetta un’infamia come quella che io vi propongo, con uno slancio d’indignazione,