Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/163

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dal suo onesto focolaio? Chi è che ci ha trasportati qui? Un vescovo, il quale, col medesimo colpo, mi strappa il pane dalla bocca, l’onore, la pace, il presente per me, l’avvenire per te.

— Ah! gli è pur vero! balbettò Bambina.

— Qui, io avrei ben voluto vivere del mio lavoro, del mio mestiere, fare il mio dovere nell’oscurità, darti il pane, il ricovero, la prosperità, la gioia del cuore, la pace per il momento... Chi è che si è gittato a traverso del mio cammino? La polizia. Tu non dirai la messa; tu non insegnerai; tu resterai perpetuamente sotto i nostri artigli; tu denunzierai; tu prostituirai tua sorella; tu farai getto della tua anima; tu propagherai la corruzione nel popolo; tu spierai i guaiti dell’infortunio e ne formulerai un rapporto per il ministro della polizia... ecco! Voglio io resistere? mi si tende una trappola ove noi cadiamo senza onore, feriti, gualciti, infamati anzi tratto, dileggiati, soli, sotto i piedi di accusatori infami. Voglio io lottare? non ho armi.

— Mio Dio, mio Dio! che abbiam dunque noi fatto a Dio, che ci tratta così?

— Lasciamo Dio e pensiamo agli uomini. Son dessi che fanno il male, ed è ad essi che occorre renderlo.

— No, no: restiamo vittime, sclamò Bambina. Sovvienti, Diego, delle parole di nostra madre, accanto al nostro povero fuoco, quand’ella non poteva più lavorare: Coraggio, figli miei, diceva la povera donna, Dio non paga il sabato.

— Nè la domenica, nè il lunedì, nè alcun giorno