Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/223

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Ora ecco come avveniva l’istoria di quella canzone.

La notte che precedeva la famosa festa di Piedigrotta, cioè la notte dal 7 all’8 settembre, il popolo poteva entrare e trattenersi nel giardino pubblico, — la Villa Reale. Gli altri giorni, la plebe, in giubba o senza, non vi aveva accesso. In quei viali, a riva del mare di Mergellina, si riunivano i giovanotti, lazzaroni, operai, artigiani, contadini dei dintorni di Napoli, con le ragazze degli stessi ceti. Quindi, tutta quella gioventù se ne andava in gazzarra, cantando e danzando la tarantella, dal lato della grotta di Posilipo.

La grotta è un lungo tunnel del tempo dei Romani che fora la collina di Posilipo. Vi si giungeva tra mezzanotte ed un’ora del mattino, con delle torce accese, avendo ciascuno al suo braccio la sua giovine sposa o l’innamorata, cui non bisogna confondere con la ganza. Lì, si faceva circolo. I trovatori che si portavano candidati alla nuova canzone dell’anno si presentavano. Quelle dugento o trecento persone rinsaccate in quell’intestino si arringavano del loro meglio ed a suffragio universale si nominavano i giudici del concorso. E bisogna soggiungere, che raramente si prendeva sbaglio nella scelta. Nel 1846, Gabriele, cui addimandavano Gabriele Uu pienseruso, era uno dei candidati. Filippo Rotunno, suo rivale, ne era un altro. In tutto erano sei. In un batter di occhio il silenzio si fece. Quattro parrucchieri musici si collocarono nel centro, innanzi ai giudici. Essi suonavano il flau-