Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/228

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apotegmi dei filosofici stoici, li commentava con storielle adatte al soggetto e ne tirava la moralità.

Il governo non aprendo alcuna scuola pel popolo, un mendicante fondava una cattedra di etica. I corsi del Filosofo erano frequentatissimi.

Noi abbiamo visto spessissimo, sullo stesso Molo, da un canto il Filosofo insegnare, dall’altro Rinaldo raccontare le imprese dei Cavalieri, in un angolo Pulcinella e Colombina sbizzarrirsi alle farse le più spiritose, e lì lì da presso un gesuita o un liquorista, salito sur un banco, predicare l’inferno od il giudizio finale. E dobbiamo confessarlo, il circolo meno affollato era proprio quello del predicatore.

Gabriele ascoltava dunque il racconto della lotta di Argante e Tancredi. Il vecchio cantava un poco, ma in generale declamava i versi del Tasso in maniera vivissima e pittoresca, animandosi col gesto, modulando le inflessioni della voce onde far delibare la melodia di quella seducente poesia. Gli spettatori seguivano le peripezie del poema con passione intensa.

Quando la lettura fu terminata, Gabriele mise nella mano del vecchio tutto il suo guadagno della giornata. Egli non aveva sentito il bisogno di mangiare; era stato assorbito in un’idea tutto il dì. Di là, se ne andò a cercare uno dei suoi amici e gli disse:

— Filippo ed io, non possiamo più vivere nella stessa città. Bisogna ch’egli mi uccida o ch’io l’uccida. Va da lui. Egli si batterà meco, o lo as-