Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/33

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— Nulla.

— Tu non commetti dunque che dei peccatuzzi veniali, eh!

— Ve ne occorrono dei mortali, monsignore? osservò Don Diego impertinentemente.

— Va benissimo, figliuolo mio: alzati

— Voi non mi date dunque l’assoluzione, monsignore?

— E’ sarebbe uno sciupar le buone cose fuor di proposito. Tu non ne hai bisogno d’altronde.

Don Diego si levò.

— Ho voluto vedere, riprese monsignore cangiando tuono, fin dove si poteva spingere l’audacia del sacrilegio. L’ho visto.

— Prego Vostra Eccellenza Reverendissima di spiegarsi, disse Don Diego con calma, prendendo una sedia e sedendosi, con grande stupore del vescovo che lo aveva lasciato in piedi e l’avrebbe voluto a ginocchio.

— Io non ho che una parola a dirvi, a voi, Don Diego Spani, rispose il vescovo alzandosi: io v’interdico.

Don Diego non si mosse: restò assiso e chiese:

— Potrei pregare Vostra Eccellenza Reverendissima di darmi una ragione della severità di questo gastigo?

— Io non ho ragione a rendere dei miei atti che al re, al papa ed a Dio, rispose il vescovo.

— Nonpertanto, monsignore, quando si batte sì duramente, sì crudelmente, si deve pur dire perchè, — non fosse che per lasciar venire il pentimento.