Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/35

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— Se sono incredulo, ciò riguarda Iddio. Se sono carbonaro, ciò riguarda il re. Se avessi le relazioni infami che dite voi, ciò riguarderebbe l’onore della mia famiglia, mia sorella e me. Il mondo non ha potuto mai sorprendere alcuno di questi delitti nella persona mia.

— Il mondo, chi sa? Ma Dio?

— Dio mi giudicherà quando la sua volta arriverà, ed io saprò che rispondere. A voi, monsignore, non ho a dire che questo: calunnia, calunnia, calunnia!

Vi era nella voce di don Diego tale solennità, nella sua aria un tal sentimento di fierezza, di verità, di dolore, che il vescovo si sentì come strangolare. E’ stette in silenzio per qualche minuto affondando lo sguardo fisso nello sguardo immobile del prete.

— Calunnia! disse egli infine. Voi non siete dunque ateo?

— Monsignore, io sono prete.

— Voi non siete carbonaro?

— Monsignore, io obbedisco alle leggi dello Stato senza mormorare.

— E voi non amate vostra sorella?

— Io l’amo, monsignore. Mio padre era un povero sarto che andava in giornata, monsignore, e morì poco dopo la nascita di mia sorella. Mia madre guadagnava il nostro pane tessendo per la gente della comune. Ella morì di fatica lasciandomi sulle braccia una figliuolina di quattro anni. Mia sorella ha adesso diciassett’ani. Io ne ho quaranta. Io sono stato suo padre, il suo istitutore,