Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/358

Da Wikisource.

— Tu ne hai già dato ad intendere troppo. Bisogna tutto dire adesso, e senza riguardi.

— Io non vorrei pertanto farti della pena.

— Parla, parla. Ti fo grazia della compassione.

— Non vedete voi che triste carattere di uomo! Io non pensava al postutto che ad aprirgli gli occhi, ad evitargli il più grande dei cordogli. Ciò che è grave oggi, potria divenire irreparabile dimani.

— Ti sbellicherai tu, alla fine? urlò Gabriele divenuto pallidissimo.

— In fin dei conti, che mi importa tutto codesto? me ne mischio forse io?

— Ma che dunque? che dunque?

— Ebbene, me lo hanno detto, io lo ripeto. Certo, non l’ho mica visto io di qui, ed io non sono uomo da inventare simili infamie, sopra tutto a proposito di una giovane che un giorno amai.

— Ma, per il sangue di Cristo! che vuoi tu dire di Concettella? Non è a lei che tu fai allusione?

— Ebbene, signorsì. Del resto, l’era previsto, e tu stesso avresti dovuto attendertelo ed impedire il male quando tempo n’era. Comprendete voi, signori? si lascia una giovine, ancora bella, entrare al servizio d’un prete di quarant’anni, tagliato come una statua di fontana pubblica; essi abitano insieme, giorno e notte, solo a sola. La giovane è saggia, io l’ammetto; la giovine ama un altro uomo, ne convengo; ma quest’uomo è lontano, è là donde non si esce a piacere, di dove ei non manda nulla. La giovane ha una piova di stracci addosso, non ha anima che le dia un buon consiglio e la sostenga.