Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/407

Da Wikisource.

cameretta e sul suo letto della febbre, non osando confidarsi ad alcuno per alleviare il suo cervello oppresso ed irritato, non mangiando, non dormendo che con l’aiuto di una pillola di morfina, cui Concettella andava a cercarle ogni sera. Giammai creatura umana non sospirò tanto la morte per affrancarsi. La morte era una soluzione.

La sua innocenza le celava la gravità della profanazione materiale della sua persona. Ella non scorgeva nel pagamento del suo debito che un’idea vaga, indefinita, incommensurabile pertanto: la deflorazione morale dell’anima! Ciò aggravava la sua catastrofe e la spingeva alla disperazione.

Bambina infine era guarita. Si era alzata. Lo si crederebbe? La prima volta che uscì andò ad inginocchiarsi al confessionale del P. Piombini.

Ella non trovò nulla a dirgli; e non fu anzi che ascoltando la voce profondamente commossa del gesuita, il quale le domandava conto di sua salute, ch’ella si avvide ove fosse. Tremò e pianse. Il P. Piombini non le fece la minima allusione al suo amore. Bambina si limitò a ringraziarlo. Di che? Perchè? Eccoli alla quistione. Il gesuita ringuainò la sua logica e le disse per addio:

— Figliuola mia, attendo oggi o domani il risultato di una pratica gravissima che ho fatto. Domani sera, a mezzanotte, verrò a parteciparvelo. Ciò ci riguarda.

— A mezzanotte! sclamò Bambina. Ma Concettella è là.

— Che importa? rispose il gesuita. Quando si spianano delle montagne, — ed è questo ch’io sto