Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/110

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che era tutto per lei, Tartaruga lasciò erompere la commozione. Don Gabriele, senza aprir bocca, si mise a preparare le costole sulla graticola e la salsa di pomi d’oro per i maccheroni che aveva comperati.

Faceva come se fosse in casa propria.

Bruto lo chiamò, tirò di tasca la lettera del parroco e gliela porse.

Don Gabriele lo guardò in una certa maniera, poi disse con gravità:

— Non ho i miei occhiali; leggete voi, se è per leggerla, e non per accender il fuoco, che mi date questo pezzo di carta.

Bruto lesse:

“Caro don Noè....„

Si fermò un momento per mandar giù un singhiozzo che gli sollevò il petto, poi proseguì:

“In una lettera del segretario dell’arcivescovo che ricevo or ora, c’è questo paragrafo che v’interessa. Non possiamo nulla precisare riguardo a quella Giuseppina Tortora sulla quale ci chiedete informazioni. Troviamo però alcuni indizii di rassomiglianza con una certa Serafina Minutolo, che abita nella vostra parrocchia, vico Pellari, n. 3, settimo piano. Prendete voi stesso informazioni più complete.„

— Vico Pellari, n. 4, Serafina Minutolo, brontolò don Gabriele; va bene, vedremo.

— È qui in faccia, disse Bruto.

— Lo so!

— Potete vederla da questa finestra.

— L’è buono per gli amanti codesto, ma non si fanno investigazioni da confessore o da com-