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poichè la vecchia gli sembrava sempre più equivoca ed infame. Bruto lo invitò a pranzo il giorno dopo.
Il pranzo fu allegro.
— Quando avremo preso il caffè, disse Bruto, usciremo. Vi preparo una sorpresa da quindici giorni. Voglio presentarvi ad una famiglia di mia conoscenza.
— Quale famiglia? domandò don Gabriele.
— Quella della mia fidanzata: prendo moglie.
— Come? sclamarono in coro il colonnello, il burattinaio e Tartaruga.
— Sì: vado a presentarvi la mia promessa. Non vi ho annunziati; ma, ne son certo, la vostra visita la colmerà di piacere.
Segui un movimento di silenzio. Tartaruga si ritirò nella sua stanza e si mise a piangere.
Il sergente accese la pipa, don Gabriele incrociò le braccia dietro la schiena, Bruto cacciò le mani nelle tasche e via. Si sarebbe detto che seguissero un funerale: silenzio su tutta la linea. Percorsero così la via Foria, il Largo delle Pigne, Toledo; poi ascesero pel vico Tre Re e presero a sinistra per la strada Speranzella.
— Dove diamine andiamo? chiese don Gabriele.
— Poco lontano di qui, rispose Bruto.
— Sarebbe mai da?... disse egli con ansietà.
— Ancora due passi, voltate a dritta, là!... Siamo nel vico. Al numero 3. Lo conosci tu, don Gabriele?
— L’avevo indovinato. Non fa nulla, sei un bravo giovane e che il diavolo porti chi non ti vuol bene.