Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/14

Da Wikisource.

come un granatiere; rompe i vetri alle finestre di tutte le sgualdrine del villaggio. Ha dato due temperinate al prefetto della scuola. Poi scaglia sassi come un angelo, conosce il suo latino come un benedettino, fuma come un vecchio piloto, ammacca ogni tanto le teste dei suoi condiscepoli, riceve regolarmente le spalmate due volte al giorno, sagra in francese come un turco... e tutti questi — che Dio ne faccia un milord — non mi sembrano sintomi di sottodiaconato. Ne farei un procuratore? Ma il disgraziato ha troppe fantasie. Un farmacista? ma sa leggere e capisce il latino. Per esser cappuccino ha troppe tendenze al peccato. Avvocato, darebbe piuttosto il suo, che prendersi quello d’altrui. Si potrebbe forse tirar su un architetto di quel diavolaccio: ha la mania di demolire e ha bucata tutta la casa; ma Sacco-e-Fuoco dice che non sa le matematiche. Potrei sbozzarne fuori un cantante, poichè ha la voce più stonata del mondo; ma quel mestiere lì non mi piace con un pubblico che fischia quando deve applaudire ed applaude quando dovrebbe fischiare, senza contare i giornalisti. Preferirei quasi che facesse il commediante perchè, quando ripete le sue lezioni, canta e grida come un’anima del purgatorio; ma quella carriera conduce quasi sempre alla miseria. In quanto al mio mestiere, l’è sporco, e Bruto, piuttosto che toccare una goccia d’acqua ed un pezzo di sapone, si tiene una bella macchia d’inchiostro sul naso per sei mesi. Di maniera che io non veggo altro per lui che di farne un medico o un chirurgo. Il sangue non lo spaventa.