Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/17

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— aveva sostenuto sette ore la discussione sulla tesi: se uno può essere impiccato a Roma all’istess’ora che si marita a Parigi? e se sant’Antonio poteva domandare due minuti di permesso al suo uditorio a Padova, per andare ad assistere suo padre che montava sul patibolo a Lisbona.

Aveva dimostrato tutto ciò in maniera inconfutabile coll’aiuto di testi greci e latini, dell’autorità dei SS. Padri e di Cicerone. Avea in seguito discusso sulla parola Blictri, e “se essa dentro o fuori di una proposizione può significare qualche cosa,„ sul chiodo di Sisara e sopra il sesso degli angeli di Sodoma. Ed era stato ammesso a ricevere i quattro ordini.

Ma una mattina il secolo si risvegliò d’improvviso con certi capricci stravaganti. Invece della campana che suonava a messa, si udì il rullo del tamburo che proclamava la coscrizione. Invece di gridare: Viva il Re per la grazia di Dio, si gridava Viva la Nazione! Pietro Colini baratta allora la sottana con un uniforme blù a mostre rosse; il collare d’abate con una brutta cravatta di cuoio; il Decolonia e lo Storkenau con una sciabola ed un fucile, e il Pater noster in un mille diavoli! La caserma si sostituisce alla chiesa, ed il prete, trasformato in soldato per ordine di Acton e della regina Carolina, parte per la guerra. Addio paese; addio speranze di arrivare un giorno a cantar messa; addio parenti e dolce far niente; addio le cose le più soavemente dilette e le abitudini di diciotto o vent’anni. La patria chiama Pietro Colini — e a quell’epoca quegl’ingenui figli del