Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/189

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nuora del marchese ed il dottore, a cui volete dare la mano di Cecilia?

— Nessuna. Ho citato questo aneddoto come un esempio di questi matrimoni a partita doppia, cui i padri accorti fanno talvolta contrarre ai loro figliuoli, e come la nuora od il genero divengono qualche volta i cooperatori del suocero, nella costruzione della fortuna domestica. Il nostro caso è affatto differente.

— È permesso chiedervi quale egli sia?

— No. Ma riflettete a tutte le chiacchiere, che lo sherry e lo sciampagna ci hanno ispirato, e poi ne riparleremo fra alcuni giorni. Ho d’uopo dei vostri consigli, dottore. Le persone, semplici ed onorate come voi, hanno spesso delle ispirazioni felici, delle soluzioni meravigliose che salvano.

— I miei consigli! riflettere io! disse Bruto parlando a sè medesimo.

— È tardi, dottore, buona notte. Spero che domani non avrete nessuna memoria di ciò che le evaporazioni del vino hanno fatto uscir dal nostro cervello. Ho paura che siamo un po’ brilli tutti e due.

Nessuno dei due lo era.

Bruto augurò la buona notte al conte e partì.

Non saprei dire di che Bruto sognò in quella notte. Ebbe dei sogni di matrimonio ove Lena, Lisa, Cecilia, tutte le ballerine e le cameriere che aveva incontrate nel cammino della sua vita, confusero i loro occhi, i loro visini e, chi lo sa? i loro baci. Sposò un harem intiero e, il miscredente, non se ne mostrò nè dispiacente nè pentito.