Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/222

Da Wikisource.

quale le sembrava uomo di buon consiglio, poichè Bruto non faceva nulla senza consultarlo.

— Voglia vederlo per l’ultima volta, disse Lena. Il marchese ha dei difetti mostruosi, ma ha pure degli slanci nobili e generosi. Quando gli avrò detto chi sono — e da ieri sono e resterò la figlia del colonnello barone Colini — quando gli avrò appreso ciò che voglio fare per mio padre, il marchese rinunzierà a me. La mia franchezza lo toccherà. Si getterà nelle fiamme onde venirmi in aiuto.

— La partita è pericolosa, mormorò don Gabriele riflettendo; però, checchè ve ne paia, ricordatevi di vostro padre, e rinunziate a lui per sempre.

— Giammai. Io penso, al contrario, alla mia riabilitazione. — Ma avanti di presentarmi, bisogna che io gli faccia dimenticare gli ultimi anni della madre e gli ultimi mesi della figlia. Ho di già il mio progetto.

— Quale?

— Vi ho fatto venire per parlarvene. Il principe di Joinville, che è partito questa mattina, ha promesso a Donizetti che avanti quindici giorni gli avrebbe fatto inviare un contratto di scrittura al Teatro Italiano di Parigi per me. Accetto, qualunque siasi la paga ch’e’ m’offrono.

— Lasciate Napoli, dunque? E vostro padre che è in prigione e che potreste raccomandare?....

— A chi? e come? a qual prezzo lo raccomanderei io in questa infame città, sotto questo infame governo? Voi non riflettete, dunque, più chi son io, e che volendo essere ciò che