Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/239

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tagliata su’ suoi spaldi, guarda la campagna — ove si rizza il Vesuvio e si vedono le città di Nocera, di Lettere, di Gragnano — e il mare con i suoi flutti d’indaco, ove si cullano in mezzo ai vapori violetti Capri, Nisida, Ischia, la punta di Sorrento e di Massa e il fondo di Napoli che appare come una candida striscia. Tutto ciò sembra un sogno a traverso quel velo leggero di molecole dorate che nuotano nell’aria, prodotte dal calore, attratte dalla luce. Lena ed il suo compagno, malgrado la loro ansietà al momento di raggiungere il loro destino, non poterono restar insensibili ad uno spettacolo così vago.

Un lungo e tortuoso viale a diversi piani, chiuso da un cancello sulla strada, precedeva la casa. Una vettura attendeva alla porta.

— Giuro a Dio! disse don Gabriele, mi pare di conoscere quel cocchiere. Sarebbe curiosa.... Aspettatemi qui....

Scese dall’asino, fece fermare Lena a un tiro di fucile dal castello e si avanzò verso il cocchiere. Dopo pochi minuti di conversazione, don Gabriele ritornò, fece scendere Lena, pagò e rimandò gli asinai. Poi si avanzarono verso la vettura, varcarono la porta e principiarono a montare su pel viale.

In una piazzuola che precedeva la casa, un’altra vettura, ma non da nolo questa, aspettava dietro un boschetto di acacie. Rimpetto alla casa si alzava un kiosque di caprifogli, bossi e mirti. La porta della casa era aperta ed una vecchia spazzava qualche granello di sabbia che gli stivali dei visitatori avevano lasciati sul lastrico.