Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/249

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perchè. Fe’ mostra con sua figlia dei sentimenti di uomo, di cittadino, di padre. Fu volta a volta dolce e feroce, affettuoso ed ironico, ignobile e cavalleresco in tutte le emozioni dell’anima, la commosse, raddolcì, la domò e fascinò. Per la prima volta in sua vita fu padre con questa creatura, cui aveva sempre considerata e trattata come bastarda. Il cuore di Cecilia era ferito ed aperto. L’amore prendeva un’altra forma per penetrarvi il dispetto; la gelosia, la disperazione si misero della partita. Il conte trafficò della mia generosità come del resto. Sua figlia piegò e consentì.

— Che miscuglio di mostruosità è codesto lacchè di Ruitz! sclamò la principessa.

— Ebbi con Cecilia un colloquio. Mi trattò da potenza conquistata. Ma codesta sua fierezza sedusse me, figlio del popolo. Mi ricordò tutte le condizioni che io aveva già accettate. Le dimandai i sentimenti d’una sorella.... Io vi odio!... la mi rispose. Ahimè! ciò fu la mia sventura. Se la m’avesse amato, forse l’avrei disprezzata. La sua resistenza, oltraggiandomi, umiliandomi, mi esaltò. L’uomo è fatto così: la sua essenza è elastica. Il matrimonio fu fissato. Un prete del mio paese, della cui secretezza ero sicuro, ci sposò una sera in una cappella. Quattro ufficiali svizzeri, come se si fosse trattato d’un duello, furono i nostri testimoni e firmarono il contratto. Cecilia si presentò all’altare vestita a scorruccio. Il conte e gli Svizzeri avevano il sigaro alla bocca, e lo stomaco pieno di liquori. Il prete palpava le dieci piastre che aveva ricevute ed il suo viso irraggiava.