Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/126

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l’imperatore d’Austria, affin d’intendersi ed avvisare insieme sulla situazione dell’Europa. Egli portava una nuova sfida: una sfida alla Polonia, l’incarnazione sanguinosa delle nazioni vittime; una sfida all’Europa occidentale, che si diceva favorevole alla politica delle nazionalità inaugurata dalla Francia. La lezione di Wilna, ove nessuna dama accettò l’invito al ballo che il generale Nazimof dava al suo padrone ed ai cinque principi tedeschi che l’accompagnavano, questo avvertimento severo non rischiarò punto lo Czar. Egli si recò a Varsavia coi suoi due condivisori della Polonia. Varsavia restò deserta, fredda, silenziosa come una steppa.

— Gli è l’imperatore d’Austria, dissero i cortigiani russi, che è la causa di questo agghiacciato ricevimento.

— Gli è lo Czar che vale all’imperatore Francesco Giuseppe questo freddo accoglimento! dissero i giornali ufficiali di Vienna.

Lo Czar partì da Varsavia, con l’anima ulcerata ed umiliata.

Varsavia trasalì sotto l’ingiuria di codesto sinistro ritrovo.

Le dimostrazioni principiarono.

I Siberiani, vale a dire gli esuli ritornati dalla Siberia, in virtù di quell’equivoca amnistia accordata da Alessandro II pel suo avvenimento al trono, avevano rafforzato quella specie di misticismo pieno di fede, che i poeti avevano già inoculato alla nazione. La rigenerazione per mezzo delle sofferenze, predicata un dì in Italia da Savonarola, era divenuta la leva politica, che doveva agire oggimai per rovesciare la dominazione degli Czar, e stancare la