Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/156

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— Che cos’è ciò, madre mia?

— Dell’acido prussico. Essi verranno a cercarti or ora per trascinarti dinanzi ai giudici: troveranno due cadaveri. L’Europa ne sarà atterrita, e avrà forse un rimorso.

— Mai più, madre mia, gridai io. Io non mi ritraggo dinanzi al mio destino, qualunque possa essere. Non più una parola su ciò. Voi mi fate arrossire. Guardate dunque quel giovane, in quell’angolo della segreta, ridotto un gruppo di carne marcita. Sono io a quel punto forse, perchè mi proponiate di suicidarmi nel fondo di un carcere? Sono io più vile, che debba spaventarmi di soffrire almeno quanto lui? No, madre mia, io voglio andare fino alla fine; io non sono ancora esaurito.

— Ma io lo sono, disse allora Zoliwski con una voce sì affranta, sì spenta, che parve mandasse l’ultimo anelito. Di grazia, o signora, datemi la salvezza che vostro figlio rifiuta, senza sapere ciò che rifiuta.

Essi avevano udito la nostra conversazione, benchè tenuta a voce bassa. La madre di Zoliwscki si trascinò ai piedi di mia madre, senza aprir bocca, e li abbracciò. Io era annientato. Mia madre tremava in tutta la persona.

— Guardatemi, signora, continuò Zoliwski. Non ho un pollice della mia pelle che non sia lacerato. Non ho un muscolo che non sia straziato; non ho più un osso al suo posto; non ho più un organo che funzioni altrimenti che per darmi gli spasimi più atroci. Le ore della mia spaventevole agonia sono contate. Abbiate pietà di un cristiano, signora; abbreviate, poichè lo potete, il mio terrore: io assisto alla mia distruzione.