Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/252

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Io non dimandava di meglio che restare, onde compiere la compera del mio uomo.

Per ben rappresentare la mia parte, sollecitai a scrivere al ministro della marina, e la sera, prima di pranzo, diedi il mio plicco all’esaule, sollecitandolo a far partire il corriere. E’ si mostrò poco pressato. Al contrario, esagerò la pena che doveva darsi per somministrarmi i mezzi di viaggio. Avevo detto che io non infliggeva alcuna prestazione forzosa ai poveri e poco numerosi indigeni, e che pagherei — imprudenza da mia parte, essendo ciò insolito agli uffiziali del Governo! Questo però allettò l’esaule. E’ poteva esigere una commissione dalle persone cui impiegava. In breve, io passai a Verknè-Kolimsk tre giorni in una viva ansietà quantunque constatassi che il corriere non partiva, e che gli approvvigionamenti pel mio viaggio si eseguivano. Ebbi una nuova conversazione coll’esaule, nella quale mi lamentavo delle sofferenze che avrei a subire in un viaggio di primavera, a causa della sosta che si metteva alla mia partenza.

— Il bel vantaggio, soggiunsi io, quando saprò che sarete stato severamente punito per il vostro abuso di autorità! Ciò mi risparmierà forse una sola puntura di zanzara, un tundras, lo scioglimento del ghiaccio delle riviere, le difficoltà infinite della via, che, la contrada essendo gelata, sono in parte rimosse in questo momento?

— Che posso farci adesso? rispose l’esaule, con accento significativo?

— Non far nulla, per Dio! non saper nulla, non veder nulla, e....

Apersi il portamonete, facendo vista di cercarvi alcun che.