Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/282

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di più, ciò che ci sembra la verità. Perocchè noi scriviamo con coscienza, noi che eravamo ieri ancora nei ranghi dei vinti e che siamo ancora oggidì nella posizione di minacciati.

L’esercito francese guarda a Roma, l’austriaco campa a Trento.

L’attitudine dell’Europa verso la Polonia sarebbe oltraggiante se la fosse volontaria. La stampa, che s’interessa alla vittoria di Gladiatore e si entusiasma ai gargarismi della Patti, registra con indifferenza l’annichilamento della Polonia. E noi vediamo passare in mezzo a noi, senza provare il minimo turbamento, il minimo rimorso, l’esiliato polacco, che porta, d’ordinario, così degnamente il peso della sua sventura. Non pertanto, malgrado questa indifferenza, si sente che la coscienza pubblica ha nel fondo un’inquietudine dolorosa, e che vi restano ancora delle anime generose le quali sclamano: «No: la non può durare così! Gli è impossibile, non si può lasciar distruggere la Polonia dalla Russia, come si lasciano gli americani terminare la distruzione dei Pelle-rossi!» E si cerca all’orizzonte se vi è una nuvola dal lato dell’Oriente che si oscuri, e cui si possa considerare come il precursore della tempesta. Eppure non bisogna dissimularlo: questa tempesta che taluni invocano, l’immensissima maggioranza la paventa.

La faccia dell’Europa è cangiata. L’Inghilterra si è ritirata sotto la tenda, non come Achille il quale tiene il broncio ad Agamennone, che digerisce nelle braccia di Briseide, ma come il Nestore della politica europea, per preoccuparsi degl’interessi seri della comunità e lavorare. L’Austria, smozzata, cura