Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/284

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di vista della Russia, nè a quello della Polonia, ma al punto di vista europeo, e quindi sul terreno dell’imparzialità — se fuvvi mai storia imparziale! Imperciocchè, ove la coscienza è sincera, vi è il sistema scientifico, cui ogni istorico si è formulato, che può essere iniquo.

Io quindi non proverò neppure di ricostruire la razza slava. Ciò mi condurrebbe inoltre troppo lontano ed escirebbe dalle proporzioni delle conclusioni di un racconto romanzesco. Però ei mi sembra indispensabile toccarne qualche motto, onde giustificare su quale base e per quali ragioni io ho creduto arringarmi ai consigli che il marchese Wielopolski dà ai suoi compatriotti.


II.


L’unità della razza slava ha il suo elemento di certezza nell’uniformità della lingua — uniformità spinta sì lontano, che gl’indigeni del Don e della Volga possono comprendere e quasi conversare con quelli della Pomerania, della Boemia, della Polonia, della Dalmazia, e col Bulgaro del mar Nero. La razza slava è la seconda espressione della natura europea, indigena ancora sul suolo che occupa oggidì e non venuta dall’Asia, poco modificata. Dappoichè lo slavo, cui ci dipinge la cronaca di Nestor all’XI secolo, è esattamente lo stesso che quello dei nostri dì, non avendo che due varietà un po’ spiccate: al nord, la sotto-razza scandinava; al sud, la sotto-razza ellenica.