Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/29

Da Wikisource.

— 15 —

vacanze nel castello di suo padre. Io non l’aveva potuta vedere. La dicevano sorprendentemente bella e capricciosa. Ella andava a caccia in un piccolo bosco riservato nei dominii di suo padre, un’oasi di quercie, di pini, d’olmi, in mezzo a quella interminabile pianura dell’Ungheria, ove queste foreste in miniatura sono rare come le isole dell’Atlantico.

La cavalcata passò come una freccia.

Tutti, sapendomi un po’ civettuolo, risero della mia disgrazia. Rientrai in casa per pulirmi. Poi mi venne una voglia, una voglia irresistibile: vedere quella giovine castellana! Mi armai, non so perchè, del fucile di mio padre, e mi slanciai nei campi verso il piccolo bosco. In breve vi arrivai. Cacciavano di già: lo scoppiettio della fucilata me ne avvertiva. Io scavalcai la siepe, e mi rannicchiai dietro un albero in una specie di viale che la cacciatrice doveva senza dubbio traversare da un momento all’altro. Poco dopo, effettivamente, un rumore di galoppo risuonò dietro di me. Non era la ragazza, ma suo padre, seguìto da alcuni guarda-caccia. Fui scoperto.

— Cosa fai tu là? mi gridò pel primo il principe con aria altiera, appena mi scorse da lungi.

Poteva io dirgli: Aspetto per vedere vostra figlia? Arrossii, e mi confusi. Senza pensarci sopra, mi scappò dalle labbra una risposta:

— Sto in agguato di un capriuolo. Vo’ cacciando.

Il principe fece un segno. I guardacaccia mi presero, e mi condussero con loro.

Il giudizio non si fece attendere. Il processo non fu lungo. Il caso non ammetteva circostanze attenuanti. I nobili in Ungheria non hanno essi soli il diritto di caccia: le capacità e gli honoratiores lo possedono