Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/80

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ogni sentimento onesto, calpestare sotto i piedi ogni morale. Noi non esporremo a ciò il paese».

— No, no, gridarono tutti, Dieta e popolo.

— È dunque venuta l’ora, riprese Kossuth, in cui è dovere dell’Ungheria, dovere dei rappresentanti della nazione dichiarare in faccia all’Europa ed al popolo, in faccia di Dio e dell’Universo, che vogliono esser liberi ed indipendenti.

L’entusiasmo fu al colmo, Kossuth finì il racconto della lotta di tre secoli fra l’Ungheria e la Casa d’Austria, espose la situazione, raccontò le peripezie dell’ultima guerra, e concluse colle due seguenti proposizioni:

1.° Che l’Ungheria fosse dichiarata Stato indipendente, e, relativamente al territorio, indivisibile, inviolabile;

2.° Che la Casa di Absburgo-Lorena fosse dichiarata decaduta per sempre dal governo, proscritta dal suolo ungherese, priva dei diritti civili dell’Ungheria.

Poi, alzando le mani al cielo in attitudine religiosa, esclamò:

— Così sia! Amen!

Le proposizioni furono votate ad unanimità.

Kossuth fu eletto presidente-governatore dell’Ungheria.

Gli Eljen Kossuth furono interminabili. Kossuth, profondamente commosso, con le lagrime agli occhi e sulle guance, con la voce tremante, soggiunse:

— Giuro pel Dio eterno e sul mio onore che non terrò il potere un solo istante dopo che i diritti dello nazione saranno assicurati, perocchè io non voglia essere che un povero e modesto cittadino dell’Ungheria liberata.