Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/89

Da Wikisource.

Il principe tacque per un momento ancora, poi sclamò:

— Basta. Addio.

— A rivederci, disse la contessa.

— Ah!

— Vado ad attendervi a Szeged, nel castello di mia madre. Quello è mio, ed io vi offro un asilo colà, quando i Russi vi avranno cacciato da Pesth.

Ella non attese la risposta, ed uscì.

Ella venne a trovarmi in un grande stato d’esaltazione. Compresi subito la scena che era avvenuta, e che io aveva prevista. Mi raccontò tutto. Siccome io non era in istato d’intraprendere un viaggio, il chirurgo, che aveva medicata la mia ferita, mi accolse nella sua famiglia, e mi affidò alle eccellenti attenzioni di sua moglie e delle sue figlie. Amelia lasciò Pesth pochi giorni dopo, incrociandosi con Kossuth, il quale ritornava in mezzo alle più entusiastiche ovazioni dei paesi che attraversava.

Aveva io il tempo di essere ammalato?


IX.


L’esercito austriaco, non vedendosi inseguito, si fermò a Presburgo. Noi riprendemmo l’offensiva, nella speranza di battere gli Austriaci prima che le orde dello czar traboccassero su di noi. Noi avevamo nelle regioni superiori del Danubio 55,000 uomini e 230 cannoni contro un esercito di 82,000 uomini e 324 bocche da fuoco. Görgey contro Haynau, quell’Haynau che il macello di Brescia aveva posto in evi-