Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/133

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dello tzar... Il principe entrò nel coupé del fratello, e Maud continuò il suo viaggio sola.

Ciò colpì Alessandro. Si astenne però di esprimere alcuna osservazione.

La loro madre li aspettava sotto la marquise del verone, fra un esercito di lacchè e di servi che riempivano l’aria di acclamazioni.

La vista di Maud li abbarbagliò tutti.

E per questa semplice ragione, la giovane principessa spiacque alla vedova suocera.

Il principe condusse Maud nell’appartamento di lei, per riposare, per prepararsi al banchetto ed alla festa di notte che li aspettavano.

Entrando nella camera da letto, i loro sguardi caddero sur una lettera, in un vassoio d’oro, sopra una piccola tavola di malachite. Il principe, credendo che quella lettera, la quale li attendeva, fosse a lui destinata, la prese. Però, leggendo che l’indirizzo portava il nome di Maud, gliela rimise.

Questa l’aprì sbadatamente.

Era una lettera di mistress Grown, che ne conteneva un’altra.

Maud l’aprì, lesse e barcollò.

Il principe rimarcò tutto e non profferì verbo.

Maud gli porse allora ambo le lettere.

Il principe non lesse quella di mistress Grown. Lesse a mezza voce l’altra, concepita così:

«Se un dì sarete svanturata ed avrete bisogno di aiuto, scrivete ogni primo giorno del mese a mistress Evelyn March, fermo in posta, a Londra, e sarete protetta. Siete amata, avvegnachè sembriate abbandonata.»

Il principe salutò sua moglie, restituendole la lettera, senza soggiunger motto, ed uscì.

Maud gettò la lettera nelle fiamme del focolaio, e, malgrado lei, scattò fuori dal suo petto come un grido:

— È troppo tardi!

Il principe l’udì, e volse la testa per osservare sua moglie.

Ella contemplava quasi con gioia la distruzione di quel foglio di carta, che la rallegava ad un mondo sconosciuto.

Il principe portò ambe le sue mani al volto, e scomparve dicendo: