Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/141

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La bellezza di Maud era irresistibile. L’insieme lo aveva impressionato a prima vista. L’esame dei dettagli lo esaltava adesso.

E’ si proponeva di sorprendere negli occhi di sua cognata il secreto della desolazione di lei... e si vedeva nascere l’iride! Egli sperava strapparle dalle labbra la parola del mistero... e vi vedeva pullulare baci che dimandano le ali! E’ scandagliava la pallidezza di quel sembiante... e vi scorgeva la trasparenza! E’ si aspettava a ritrovar su quella fronte le stigmate dell’ambascia... e vi leggeva l’elevazione della preghiera! La desolata si cangiava in fata; la fata cingeva l’aureola di una santa.

Che distanza dalle voluttuose bellezze che l’avevano inebriato alla corte di Pietroburgo! Queste gli inoculavano la febbre; Maud, l’estasi.

Maud metteva in evitare suo cognato la sollecitudine cui questi metteva ad incontrarla. Ella non usciva sola nel giardino, nel parco, a cavallo, in visita per soccorrere ai bisogni dei suoi servi, che quando il conte Alessandro era partito per la caccia o in visita presso i vicini. Ella voleva sfuggire le spieghe ulteriori sul conto di suo marito: ecco tutto.

Aveva dessa compresa altra cosa?

Ella aveva potuto avere un’intuizione, un sogno forse; ma non altro indizio che questi.

Ah! se ella avesse potuto interrogare suo marito che era sì penetrante!

Che abisso, infrattanto, in questo povero cuore torturato!

Il principe di Lavandall diveniva ogni giorno più misantropo. Gli era perchè gli accessi della sua malattia, lungi dal distanzarsi, si rapprossimavano?

Ogni qualsiasi cosa lo stancava adesso. Ogni piccola emozione lo scuoteva, al punto ch’ei non poteva più tollerare le corte conversazioni accanto al fuoco, dopo il desinare, ed i bricioli di musica cui Maud gli regalava all’ora del thè, come per lo avanti.

Adesso, dopo il pranzo, il principe si ritirava nelle sue stanze.

Maud lo imitava.

Il conte Alessandro passava le sue serate come poteva.