Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/166

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Maud si precipitò verso il principe per rattenerlo, per parlargli... E’ la respinse sul divano e fuggì.

La crisi aveva raggiunto il suo apogeo.


Maud era vinta.

Ella aveva preso una risoluzione.

Il dì seguente ella fece chiamare Ivan, per sapere se il principe fosse in istato di riceverla.

Ivan la supplicò di non vederlo quel dì. Il principe era ancora spossato dalle emozioni della notte.

Il terzo giorno Maud fece ripetere la dimanda.

Ivan rinnovò la medesima preghiera, e le disse che quando gli sarebbe sembrato che il momento fosse opportuno, sarebbe venuto ad annunziarglielo.

Passarono infatti cinque giorni.

Il mattino del sesto, Ivan andò a dire alla principessa:

— Venite. Oggi è calmo. Egli à parlato lungo tempo col dottore, ed io gli ò rimesso delle lettere. E’ può lavorare; potrà dunque intrattenersi con madama la principessa.

Maud traversò immediatamente il gran salone ed andò a picchiare alla porta del gabinetto del principe.

Io dovrei dire del suo laboratorio. Perocchè, le tre o quattro stanze occupate dal principe eran zeppe di libri, di macchine di fisica e di chimica, e di oggetti di storia naturale di ogni specie.

Il dottore di Nubo avevagli fatto comprare le collezioni che da cinquant’anni accumulava uno dei fisiologhi e naturalisti più rinomati di Francia, morto testè.

Il principe, leggendo sempre e disuggellando le sue lettere, senza levare il capo disse:

— Entrate.

E’ non scorse Maud.

Ella si trascinò fino a lui.

Di un tratto, ella videlo tremare come un uomo che esce da un bagno ghiacciato, riconoscendo il carattere di una lettera e provando ad aprirla con violenza.

Vi riescì alla fine e lesse.

Poi, levandosi di soprassalto, egli andava a prorompere non so in quale esclamazione, quando vide innanzi a lui Maud, impiedi, gli occhi devaricati da stupore e da terrore.