Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/180

Da Wikisource.

Si era alla scossa della serie n. 8.

La guarigione consideravasi dunque ormai come assicurata, la cura regolata. Il dottore annunziò quindi un mattino alla principessa ch’egli andava a lasciarla, per una settimana o due. E’ le mostrò un’altra lettera del principe, nella quale e’ manifestava sempre la stessa sollecitudine tenerissima per sua moglie e la speranza di averla al più presto possibile accanto a lui.

Egli pressava il dottore di andarlo a vedere, perchè sentiva sicuramente che l’aria di Nizza non gli era propizia e credeva che quella di Pisa o di Palermo potesse meglio convenirgli.

Parlando di ciò, il dottore che aveva preso l’asciolvere nel Pavillon d’Henri IV ed aveva forse mangiato troppe ostriche, espresso il desiderio di avere una tazza di the — di quel the oro, che veniva loro dritto dalle canove dell’imperatore della Cina.

Sarah si recò immediatamente al tinello per apparecchiarglielo.

Il dottore continuò, infrattanto, a dare alla principessa le sue ultime istruzioni — cui ella doveva seguire durante l’assenza di lui — e le variazioni che poteva portare nel trattamento.

— Quanto alle variazioni, io credo madama, che non dovete pensar guari a farne — eccetto una forse, cui ci è consigliata dal successo stesso del rimedio adoperato.

— Quale, dottore?... — dimandò Maud.

— L’è semplicissimo: aumentare l’azione dei medesimi rimedi per avere un’efficacia più accelerata.

— Infatti. Io comprendo ciò. E che dovrei fare, allora?

— Io credo, però, che prima del mio ritorno voi non potrete tentar nulla di ben potente. Trattasi semplicemente di accrescere la forza del vostro apparecchio elettrico; ed è d’uopo che io sia lì per intendermi, a questo proposito, col costruttore della pila.

— Ma, Dio mio, dottore ciò tirerà troppo per le lunghe. E voi sapete come io brucio di recarmi il più presto possibile presso di mio marito. Io vado perfino a scrivergli una lunga lettera, che vi consegnerò domani, e voi gliela rimetterete. Io mi auguro che gli faccia altrettanto bene che ne fanno, a me, le lettera ch’egli vi scrive.