Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/186

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VITALIANA




EPISODIO TERZO.


I.

Una confusione come ve n’àn poche.

Vogliate entrare, se non vi è discaro.

Noi siamo nella cappella del castello, il mattino del mercoledì santo.

Un prete aspettava innanzi l’altare, dalle otto del mattino, per cominciare la messa.

Erano già le nove.

Ingualdrappato da capo a piedi; il viso rivolto al lato della porta; le spalle appoggiate al corno del Vangelo; quel paziente ecclesiastico sembrava abituato alla sua posizione, a que’ ritardi, alla vista del luogo.

Egli guardava dunque con indifferenza suprema i marmi, le colonne, le sculture, le dorature, i balaustri, le tribune, gli stucchi, i vetri dipinti, i merletti delle ogive, le nervature, i rosoni della cappella - che si sarebbero detti un oggetto da oreficeria, talmente erano ricchi, eleganti, minutini - di quell’architettura rococò insomma, della seconda metà del XVII secolo, protetta dai gesuiti.

Il prete applicava i suoi occhi senza sguardo sopra una madonna di Alfonso Cano, e sbadigliava. Egli portava poi quelli occhi carichi di noia sopra un martire del Ribera, e cominciava una seconda tappa di sbadigli; e