Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/211

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Bianca ed il suo cavaliere salirono in sedia di posta e vi arrivarono alle nove.

Due ore di viaggio, l’uno in faccia all’altra!

Si parlò poco.

L’occhio sembrava carico di procella. Chi sa se oggi non si darà battaglia!

Ma presto, in sella. Il sole carica: i suoi raggi sferzano; maggio spira. In via. Si servirà l’asciolvere nello châlet, ove re Zebulone IV cucinava i suoi salmis, confezionava le sue appetitose gibelottes. Che si attenda quivi. Avanti... avanti!

Ed il galoppo furibondo e scarmigliato cominciava.

Chi potrebbe seguire Bianca, che sembra pigliare le ali!

Ella s’ingolfa nel macchione; traversa le chiarelle, ove il duca la rivede, e galoppa al suo seguito. Volge a sinistra; sale sur un poggio e si ferma in una crocevia che rassomiglia alla rosa dei venti. Il duca la raggiunge. Ella s’immette in un sentiero coverto e sbocca in una specie di valle magica.

L’ombra di un pino, come un obelisco, segnava mezzodì sur una roccia.

In mezzo a quel guazzabuglio di pini, di cedri, di abeti, di criptomerie che si rizzano svelte e spigliate come colonne, si sarebbe creduto trovarsi nella moschea di Cordova — di cui si è fatta una cattedrale! Il sole, a traverso i rami, zebbrava il suolo di rabeschi fantastici. La mandevillea, dai grossi mazzi di fiori bianchi che olezzano il gelsomino, invadeva quelle colonne. La phylophora, dai pampani lucenti, circondava le loro basi e si slanciava in pergole. La maurandia, dai fiori purpurei, ed il phoseolus, dai fiori rosei carichi di profumo, spiegavano le loro cortine. Un ruscello accompagnava della sua sordina i gorgheggi dei rosignuoli, le improvvisazioni alla diavola di una folla di piccoli uccelli che si apparecchiavano a fare la loro siesta. Il suolo era tappezzato di una giovane felce tenera e fresca.

— Quest’alfana mi à stanca — sclamò Bianca. — Vorrei riposarmi un istante e dar la caccia alle farfalle, alle sponde di quell’acqua.

Il duca le porse il braccio. Ella si lasciò cadere in braccia a lui — tanto sembrava affaticata! Si assise sur un cespo di erbe, ed il duca legò i cavalli ad un albero.