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con la scienza abbominevole del confortable, il libero cambio, la vita a buon patto, ed il beefsteak saignant.
— Voi avete mal capito l’Inghilterra. Colà, la maggioranza non è, in sostanza, che la minoranza. Vi à dunque tanta gente che possa spendere 250,000 franchi per cavarsi il solletico di andare a gridare per sei mesi, durante cinque anni — se non arrivano accidenti — in un bazar di coscienze? Ma infine, se appo di voi involar delle carte può essere scusato da ciò che voi chiamate ragione di Stato, in quella Corte autocratica, che i vostri giornali dell’opposizione calunniano ogni mattino, da quel despota di tutte le Russie, di cui i vostri mariuoli a penna di acciaio fanno un tiranno da tragedia, un atto simile sarebbe ricompensato dello knout e dei lavori forzati nelle miniere dell’Ural. Scartate dunque codesto mezzo.
— Allora, principe mio, è mestieri comprar quelle carte a quell’ambasciadore.
— Per lui, valgono dei milioni.
— Se non si tratta che di codesto, la soluzione è bella e trovata.
— In che modo?
— Ma! l’è una legge economica semplicissima che vi indica il vostro metodo.
— Spiegatevi.
— Ecco qui. Ora, voi avete bisogno di comprare e l’ambasciatore non vuol vendere. Egli mantiene, per conseguenza, il prezzo alto. Bisogna dunque creare un insieme di circostanze, mediante le quali voi mettete l’ambasciatore nella necessità di vendere. È chiaro.
— Per bacco! l’è vero codesto. L’uovo di Colombo rappresenterà sempre la sua parte!
— Eh! mio Dio, sì, principe. E...
La conversazione fu interrotta dall’entrata precipitosa di un domestico che rimise al principe una carta di visita.
— All’istante — sclamò il principe. M. di Linsac ò bisogno di parlarvi. Vogliate aspettarmi o ritornare fra due ore.
— Ritornerò, principe — disse Sergio, salutando ed uscendo.
Il principe di Lavandall entrò nella sua camera per indossare una redingote, poi si recò al salone.