Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/331

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Adriano pensava che l’avesse durato un’ora.

Restò assiso lì per qualche istante.

La vista di quella camera però lo turbava. Tutto gli rimproverava il suo delitto. Gli sembrava che il piccolo mobile lo guardasse corrucciato, come una vergine insultata, e gli gridasse: ladro! ladro!

Adriano non resse più, e se ne fuggì nel boudoir, poi nella stufa di Vitaliana.

Respirò!

Nevicava di fuori. Faceva scuro, scuro. Il rovaio fischiava agitando vivamente le nervature di ferro della stufa.

Di dentro, gli uccelli-mosca svolazzavano; le farfalle multicolori zonzavano; i fiori dei tropici sbocciavano: ma si poteva leggere nel loro aspetto il bruno che portavano ad un sole per tanto tempo assente.

Adriano si sentì rinfrancato.

Alla fin fine, che aveva egli fatto?

Aveva sottratto dei documenti al duca di Balbek. Ma quell’atto indegno aveva uno scopo che era santo.

La morale astratta è assurda!

In mezzo alla gente che si aggirava intorno a Vitaliana, non uno sembrava puro al conte di Alleux.

Egli indovinava ciò che non sapeva. Sospettava di quelle cortigiane, di quegli ambasciadori, di quei re, di quella regina, di quel principe reale, di quei valletti, di quella plebe diplomatica ed aristocratica... egli li sospettava tutti più o meno punticci e scapitati!

Una sola creatura rimaneva ancora immacolata su quel letamaio: Vitaliana. E le si dimandava di rubare le carte segrete di suo marito, e di consegnarle ai suoi nemici!

Ella si apparecchiava a commettere quell’atto abbominevole per salvar l’onore di suo figlio, innanzi tutto; poi quello di una regina; poi la corona di un figliuolo adulterino; poi un popolo dalla guerra civile; poi il nome di suo marito — esso stesso, ed il nome cui ella portava. Ciò era grave. Ciò tentava quel nobile cuore. Ma il suo atto sarebbe desso stato meno un furto per questo?

Ecco la cosa.

Il furto macchierebbe desso quell’anima?

Ecco la quistione.

Adriano ebbe pietà di lei.