Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/336

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Vitaliana si coprì delle due mani la faccia, divenuta di un tratto infiammata.

— Basta! — gridò il duca. Vi ànno pervertita. L’è un’immaginazione disordinata che erutta tutte quelle immonde supposizioni... Ed il mio cuore sanguina, che voi travestiate di una maniera sì inqualificabile un’imprudenza cui io non scuso. Non si domanda ad una festa turca il non mi toccare di educandelle del Sacré-Coeur. La gelosia vi fuorvia. Alcuno non m’insegnerà ciò ch’io mi debba...

— E ciò che mi dovete, e ciò che voi dovete a vostro figlio, signore.

— Io non ammetto la lezione, madama. Ciò che vi compromette, ciò che compromette il nome del vostro figliuolo sono le vostre scappate, di notte, col principe, in una casa dove l’uno non era invitato e dove l’altra avrebbe dovuto astenersi di entrare. Ora, io debbo vegliare al mio onore, madama. Il mondo è indulgente per le colpe degli uomini; implacabile per quelle delle donne.

— Quali sono le colpe che il mondo vi permette, signore? Tradir la consorte, darsi una sgualdrina, far dei debiti, giocare, dar i gioielli di sua moglie ad una cortigiana... e poi ancora?

— Ebbene, per Dio! tutti fan dei debiti, giocano, ingannano le mogli, si accordano più o meno un’amante. Avete voi veduto mai vituperare un uomo per codesto? Supponete che io mi abbia fatto come gli altri; che io abbia morsicato al frutto proibito; che una donna mi abbia stregato e mi abbia fatto commettere qualche storditezza; supponete ciò... Era codesta una ragione per farvi correr Parigi, e cacciarvi in casa di una donna leggiera, la notte, in compagnia di uno straniero che à fama di corruttore di donne? Ecco, ecco, madama, ove è la colpa vera e la gravezza, cui io mi risolverò con pena ad obliare.

Vitaliana saltò dal suo canapè, gli occhi quasi stralunati, il viso rosso, i lineamenti contratti. La sua voce, tutte le sue membra tremavano.

Il duca indietreggiò di un passo.

— Ah! — balbutì Vitaliana — ecco la colpa, dite voi? ecco la colpa cui voi non perdonerete che esitando! Ebbene, sappiate che v’ànno altre colpe — dei delitti anzi, cui io non perdonerò giammai — ed io vo’ ad apprenderveli perchè la vostra imprudenza mi riduce allo stremo.