Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/355

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nare, bandirmi — abbandonando mia moglie nelle braccia di un amante. Fin ad ora ella è pura ancora. Fra tre giorni, nol sarà più.

— Chi vi dice codesto?

— La sua cameriera. Gli è dopo dimani l’anniversario dei nostri sponsali. La vedova si rimarita — là, nella casa mia stessa, in quel nido di rifugio ch’ella s’era costrutto, quando, nelle mie braccia, ella sognava dei suoi giorni di vergine! Ora io non ò nè il coraggio di battermi, nè quello di uccidermi; non voglio a prezzo alcuno lasciarli entrare in quel paradiso. Li ucciderò.

— E poi?

— Poi, poi... Dio crea l’avvenire ed il diavolo lo cavalca. Io soffoco. Il pensiero mi rode; il cuore mi divora. Prometeo era un Sibarita, paragonato a me. Oh sì! li assassinerò... l’è la mia calma, è il sonno che essi ànno estinto negli occhi miei.

— Ascoltatemi un po’. Se venite a me perchè sentite il bisogno di esser salassato, io son chirurgo e sono pronto. Se venite per intrattenermi dei vostri delirii, voi avete mal preso il vostro tempo. Io ò fretta. Il mio editore mi intima di consegnargli un certo trattato sui Fiori, cui gli ò venduto.

— Avete ragione, signore, io sono uno zotico a venire ad appestare l’atmosfera innocente e soave che vi circonda. Il fiore! mille scuse. Io non sospettava d’infettare codesta innocenza del mio alito di omicida.

— Ebbene, caro duca, non vi abbiate di rimorsi a causa di ciò. Imperocchè, ve lo assicuro, io non conosco nulla nella natura che sia così assassino che il fiore.

— Scherzate, scherzate...

— No, punto. Dimandatelo alla duchessa, che li conosce i fiori. Quella cara dama li ama dessa sempre?

— Sempre.

— Allora dimandatele che cosa è il fiore. Io comprendo che Luigi XIV, sì profondamente tenero di sua persona, non li amasse un’acca. Io comprendo che quella giovinetta, di cui parla Filippo Salmuth, preferisse loro l’odore dei vecchi libri; e quel giureconsulto, perfin quello dello stabio! Io comprendo che il famoso medico Paolo Zacchia detestasse la rosa; e che quella dama, di cui parla Sa-