Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/52

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medio ove l’uomo di lettere può vivere — nella sua qualità di uomo; il suo posto era determinato dal partito politico cui egli apparteneva. Dappoichè — nella sua qualità di artista — sopra tutto quando il letterato è celibe, egli non trovasi intruso in alcun sito.

Regina, che piacevasi a disegnare, spendeva i suoi dì nel suo piccolo atelier, sovente in compagnia di amici di suo marito. Perocchè il marito di bella donna non manca mai di amici, più o meno intimi, teneri, divoti, pieni di attenzione — disinteressati sopra tutto! Questi amici accorciavano un poco le lunghe serate di Regina e le rallegravano. Ma ciò non bastava. Ciò non soffocava, principalmente, il rimpianto del paradiso da cui era esiliata adesso. Ella sospirava i balli diplomatici e ministeriali, ed in cima a tutto quelli del Faubourg.

Ella trovava milensamente ridicole le feste della Chaussée d’Antin, e quelle del mondo della finanza. Ella sbadigliava a morire allo spettacolo — ove Sergio la conduceva ogni qualvolta ella lo desiderava. Regina principiò a sentire una specie di nostalgia del mondo elegante ed aristocratico. Non pertanto, ella divertivasi moltissimo a quelle feste fantastiche che davano di tempo, in tempo gli artisti — ma desse erano rare, perchè troppo costose.

Regina non fiatò motto a Sergio della rivoluzione che si operava nel suo spirito. Nè Sergio la scoprì. Il dottore, lui, era perfettamente al corrente di ciò che avveniva della sua pupilla. — Perchè Lisa lo raccontava a Trust, e Trust lo ripeteva al padrone. Solamente egli diceva:

— Ah! signor Dio, monsieur, Lisa si annoia; Lisa vuole andare al ballo; Lisa è andata al teatro; Lisa à voglia di pizzi e di cachemire.

Egli confondeva le persone; identificava la soubrette con la padrona.

Un mattino — il mattino del capodanno — il dottore colazionava, quando sentì due piccole mani poggiare sulle sue spalle, ed udì una voce insinuante che gli mormorava all’orecchio: