Pagina:Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione.djvu/106

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nuocerebbero anziché giovare ai negozi, i quali verrebbero a trovarsi in qualche modo nascosti. Qualche altro si preoccupava del loro buon effetto artistico; perchè a prescriverli uniformi, non potrebbero armonizzare col vario genere e disegno dei prospetti delle case; ed a permetterli differenti l’uno dall’altro per altezza e per forma, riuscirebbero uno sconcio invece di un abbellimento. Si rifletteva eziandio, che la continuità del porticato non si sarebbe potuta mantenere, perchè di quando in quando s’incontra qualche edifizio importante che conviene rispettare, dovesse pure conseguirne un parziale restringimento della via ripuaria. Altri finalmente esponeva il timore, che i portici nei tratti prossimi ai quartieri meno civili favorirebbero il rifugio di merciai ambulanti, e il ritrovo di oziosi, con poca decenza e sicurezza, e forse con qualche pericolo per l’igiene. Dopo ciò, e intesa in proposito anche la Giunta, che in massima era stata favorevole all’idea del portico per lasciare più libera la carreggiata stradale, si decise di proporre al Consiglio la seguente deliberazione: che il lungotevere sulla riva destra in Prati di Castello abbia a farsi della larghezza di metri 30 e alberato; e che in tutto il resto, tanto sulla riva sinistra, che sulla destra debba portarsi alla larghezza di metri 20, salvo a mantenerlo più stretto nei punti, ove esistono edifizi da conservare come il palazzo Falconieri, la Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, l’Ospedale di S. Spirito, il Manicomio, ecc., e salvo a compensare la deficienza di larghezza con portici sotto le case, in quei tratti compresi fra i punti di soggezione suaccennati, e dove fosse opportuno evitare troppo frequenti risalti o rientranze nella linea de’ fabbricati.