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Alla Scheggia: aspro nome, gente gentile! 183

sommità del torrione vengono le vertigini se si guarda al basso, e proprio lassù gira una loggetta esterna a sottili colonne ed archi che è un prodigio di eleganza. Di fuori ardeva nel gran mattino senza vento il piano di Gubbio, e tutta la città nera pareva raccogliersi attorno a questa immensa torre.

Il capomastro che mi accompagnava (si stavano facendo alcuni restauri per opera del Governo) mi disse: - Vedete? Su questa loggetta i consiglieri di quel tempo quando volevano fare una fumata, ecco, venivano qui e la godevano bene l'aria fina!

*


E sempre Dante!


Tra duo liti d'Italia surgon sassi,
. . . . . . . .
  E fanno un gibbo che si chiama Catria,
  Disotto al quale è consecrato un ermo,
  Che suol esser disposto a sola latria.


Così con quella misteriosa intonazione per cui la fisonomia della materia gli passava nei versi, Dante descrive l'altissimo e selvaggio monte Catria alle cui falde orientali, in una conca montana, lontano da villaggi, si eleva ancora Fonte Avellana, deserto oggi