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Sul Catria 187

ancora. Vi sono piaghe nella vita che solo il falegname quando adatta i chiodi alla cassa potrà chiudere. Non altri!

La buona signora avea molte bottiglie di vino spumoso, egregio ed antico, ma per quanto ne abbia bevuto non riuscii a ridere; e quando ci accomiatammo da lei e mi rinchiusi nella stanza che Dorina aveva abbellito coi gelsomini del suo povero giardino pensile, sentii il sonno fuggire lontano e, la notte, sentii le ore sensibilmente passare come fantasmi vivi come sentivo il placido dormire del Pasini, nella stanza da presso.


*


Mi assopiva a pena quando battè sul selciato la zampa ferrata dei muli: un rumore come di ghiaccio che, io non so come, diceva che nel cielo c’era la luna chiara. Era un’ora dopo la mezzanotte e le guide ci venivano a destare per salire sul Catria.

Viaggiammo tutta la notte sotto la luna che tramontava.

Il mulattiere, la guida e il Pasini facevano un gran favellare che l’eco rendeva dalle gole del monte come linguaggio di gnomi: che cosa dissero io non so: come non so per