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I.

FRA UNA TRINCEA E L’ALTRA


— Accidenti alla luna! Bisogna aspettare ancora — dice il soldato Naso, dopo aver guardato da una feritoia.

Naso non è il nome vero, ma un soprannome; perchè dovete sapere che in quella trincea tutti hanno il loro soprannome; e chi l’ha portato da casa, e chi l’ha ricevuto lì per lì dai compagni. Naso, naturalmente, l’ha portato da casa, insieme con quel nasone che gli occupa tutta la faccia; ma ha piacere che lo chiamino così, perchè ogni volta gli par di fiutare l’aria del suo villaggio.

— E tu buttale una corda, e tirala giù!

— Chi?

— La luna! Non l’hai con la luna?

— Non fare lo sciocco! Ti pare che si possa aver voglia di scherzare sin che lui è ancora laggiù?

— Naso ha ragione, — approva serio un soldato anziano con tanto di barba; — Sin che lui è laggiù, non è tempo di scherzare.

Lui è il loro bravo sergente, ucciso poche ore avanti in uno scontro di pattuglie. Dalla trincea austriaca era cominciato tale un fuoco d’inferno, che bisognò tornarsene senza poter riportare il corpo nelle nostre linee.

Ora i soldati aspettano con impazienza che la luna tramonti per andare a ricuperarlo.