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108 | capitolo v |
sussulti di sorpresa e di protesta, allargò gli occhi smisuratamente e domandò con quella voce che pareva venire dalla cantina:
«Dove?»
Il Controllore non rispose che con un’occhiata fulminea e un gesto: «marche!» Non voleva dare altre spiegazioni.
La signora Barborin si dibattè ancora un poco.
«Non ho ancora fatto colazione», diss’ella. Suo marito la prese per le spalle e, tiratala a sè, le gridò in bocca:
«La farai dopo.»
Solo ad Albogasio Inferiore, sul sagrato dell’Annunziata, le fece sapere, indicando il luogo con la mazza, che andavano a Cadate, alla deserta vecchia casa signorile piantata nel lago fra Casarico ed Albogasio e detta popolarmente «el Palazz» dove vivevano solitari, nelle stanzette dell’ultimo piano, il prete don Giuseppe Costabarbieri e la sua serva Maria, detta la Maria del Palazz. Pasotti che li conosceva pronti ambedue a tender gli orecchi ma cauti assai nel parlare, desiderava tastarli uno per volta, senza parere, e, se trovasse molle, dare una strizzatina. Aveva preso seco la moglie perchè gli giovasse in questa delicata bisogna dell’uno per volta; e lei, povera innocentona, gli trotterellava dietro a passettini corti giù pei centoventinove scalini che chiamano la Calcinera, senza sospetto della perfida parte che avrebbe fatto.
Il lago era quieto come un olio e don Giuseppe,