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316 parte ii - capitolo viii

così, e sfido, bisogna pigliarla com’è. Se si vuol venire a un accomodamento bisogna pigliarla com’è. Si può combattere come ho combattuto io, ma...» «Tutto questo discorso mi pare inutile!» esclamò Franco, alzandosi. «Aspetta!» riprese Pasotti.» Il diavolo non sarà poi forse tanto brutto! Siedi, ascolta!» Franco non volle saperne di sedersi ancora. «Sentiamo!» diss’egli con voce vibrante d’impazienza. «Intanto la nonna è disposta a riconoscere il tuo matrimonio...» «Grazie!» interruppe il giovane. «Aspetta!... e di farvi un assegno molto conveniente; per quel che ho capito, fra le sei e le otto mila svanziche all’anno. Non c’è male, eh?» «Avanti!» «Aspetta! Non c’è niente di umiliante. Se ci fosse una condizione umiliante non sarei venuto a proportela. La nonna desidera che tu ti occupi e che tu dia una certa guarentigia di non immischiarti in affari politici. Vi è un modo decoroso di combinare una cosa e l’altra, questo lo devo riconoscere, benchè, te lo dico chiaro, io avessi proposto alla nonna un partito diverso. L’idea mia era ch’ella ti mettesse alla testa degli affari suoi. Ne avevi abbastanza per non poter pensare ad altro. Però, anche l’idea della nonna è buona. Conosco fior di giovinotti che pensano come te e che sono nella carriera giudiziaria. È una carriera molto