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134 capitolo terzo.

rabbuffo. “Benedeto! No la vede che nuvole?„ Per fortuna capitarono in breve altri otto consiglieri. Matìo sedette, tossì, aperse la seduta, cominciò a spiegare, con una faccia compunta il perchè di quella riunione straordinaria in casa sua. Tutte le altre faccie diventarono pure compunte, tutti gli occhi si abbassarono a guardar i piedi di loro particolare conoscenza, meno quelli dell’uomo acido che fissavano l’oratore con una espressione pregiudiziale, nelle grigie loro nebbie, di mediocre stima.

L’oratore fece con garbo un discorsetto diplomatico. Tutti sapevano che la riunione si teneva per intendersi sul quid agendum rispetto al sindaco e quasi tutti erano venuti a malincuore, col presentimento di non saper trovare una buona uscita dall’impiccio doloroso. Il solo consigliere Quaiotto, piccolo proprietario del suburbio, uno fra i più ardenti, turbolenti ed eloquenti del partito, era venuto con la testa piena di accuse d’ogni maniera e di propositi feroci, con la risoluzione di far votare un formidabile ultimatum. Il mite Záupa propenso in cuor suo alle opinioni del Soldini, cominciò a dire che certi dissensi fra la maggioranza e il suo capo naturale, il sindaco, circa certe questioni amministrative gravi, avevano consigliato una riunione quasi plenaria della maggioranza stessa