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288 capitolo quinto.

Pasqua regolarmente, plaudì a Carlino incensante Goethe come il vero Uomo-Dio di una religione superiore, fatta per chi sente tutta la bellezza di tutto l’umano, compreso il senso del divino. Difese poi contro Destemps gli esteti moderni che egli chiamava piccoli concertisti di flauto e clarinetto, piccoli bravi gonfiagote, rispetto alla grande orchestra del Goethe. “Gonfiagoethe tu!„ gli fece Bessanesi. Bice difese gli esteti, godendo in cuor suo, sentendo che Destemps parlava per gelosia di un giovanissimo esteta fiorentino, ammiratore di lei. Il discorso passò naturalmente all’amore nella religione goethiana e nella religione degli esteti e donna Laura si pigliò la Gonnellina, scese con lei dalla terrazza nel giardino, perchè i signori avevano preso a discutere, Bice inorridendo forte per il suo diritto di donna desiderabile, e ridendo più forte ancora per il suo diritto di suocera e di nonna, intorno a ciò che chiamavano la moralità sessuale. Bessanesi negava la validità delle leggi religiose, con parole velate, di fronte alle leggi fisiologiche, Destemps voleva che l’amore tutto renda lecito, puro e santo, Carlino sosteneva che l’amore verrebbe così a distruggere il suo proprio piacere, che una legge è necessaria per la deliziosa trepidazione dell’infrangerla e per il dolor piacevole dell’averla infranta, in che uno sentiva il potere proprio, si