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48 capitolo secondo.

contravano di rado. Prossimo ai settanta, solo, lontano dalla città nove mesi l’anno, don Giuseppe, che aveva un tempo frequentato casa Scremin ed era stato confessore della marchesa Nene, non ci andava quasi più. S’incontrava qualche volta con Piero l’inverno al gabinetto di lettura o fuori porta, sulle vie solitarie della collina.

“Caro signor sindaco, caro signor sindaco!„ esclamò tutto ridente, posando le mani affettuose alle braccia del giovine che gli stava davanti pur sorridente ma in atto di riverenza. “Che miracolo! Come mai?„

“Lei è sempre stato così buono con me, mi ha detto tante volte di venire, e oggi me ne sono rammentato, ho avuto una ragione di rammentarmene„.

“Bene bene bene„, fece don Giuseppe e gli venne in mente che al Municipio volessero qualche cosa da lui, forse imporgli la soma di un ufficio pubblico. Si avviò con l’ospite verso la villa senza parlare, pensando a levarsi d’impaccio e preparando difese, vecchio e infiacchito come si sentiva. Anche Maironi camminava preoccupato e taciturno. Don Giuseppe fu il primo a sentir la molestia di quel silenzio, chiese notizie degli Scremin. Poi si fermò e guardò Piero sorridendo con certa innocente malizia.

“È vero„, diss’egli, “quello che mi hanno detto del marchese?„